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Al Cinema Romano, il dott. L. Ventavoli esercente cinematografico e il dott. E. Villari, psichiatra e psicoterapeuta, saranno lieti di incontratre il pubblico all'inizio di ogni proiezione per una per una breve introduzione alla visione. Vi aspettiamo numerosi!

"Sin dalla sua nascita il cinema, come espressione d' arte e di cultura di ampia fruizione popolare, è stato veicolo di comunicazione e riflessione su temi connessi alla mente umana, alla rappresentazione delle emozioni, degli affetti, delle relazioni umane, della sofferenza psichica fino ad arrivare alla descrizione tout court dei disturbi mentali. Nella rassegna che presentiamo sono inclusi film che a vario titolo possono essere considerati interessanti da un punto di vista clinico. Sia il cinema, sia la psichiatria hanno condiviso nel corso del loro sviluppo molte tematiche: i film scelti possono offrire uno spunto come le raffigurazioni cinimatografiche di alcune condizioni psichiatriche e dei loro trattamenti riescano a raccontare in modo preciso e suggestivo la loro evoluzione nel corso del tempo. Sebbene un film richieda un minimo di falsificazione o di esagerazione al fine dell'intrattenimento, spesso si rivela uno specchio piuttosto fedele della realtà e può risultare utile per comprendere ed analizzare molti aspetti dei disturbi mentali. Comunque il fine ultimo di questa rassegna è offrire un'occasione per vedere alcuni bei film, magari non più ricordati o non più facilmente reperibili. Buon divertimento!" E. Villari

Con la collaborazione di M.G. CRISOPULLI  e LORENZO VENTAVOLI JR

Torino 1/2 dicembre 2016 Hotel NH Santo Stefano

via Porta Palatina, 19

Recovery, ripresa, riaversi, star meglio e anche guarigione non sono più parole tabù in psichiatria. Se fino a qualche anno fa si parlava di cronicità assoluta, di una malattia senza vie d’uscita, in questi due ultimi decenni sono nati dei movimenti che promuovono la recovery e che coinvolgono medici, operatori e soprattutto utenti. Il modello della recovery, così come è sostenuto dai gruppi di utenti che in esso si riconoscono, fa riferimento a un concetto che è insieme processo ed esito ed è per sua natura indefinibile, in quanto affonda le radici nella definizione di valori, interessi e obiettivi assolutamente individuali. Vi è una connessione importante tra guarigione e valorizzazione dell’esperienza soggettiva e tra guarigione e interventi di autogestione dei sintomi psicotici che integrano tecniche di tipo cognitivo con una strategia di empowerment che le contestualizza. La speranza è un aspetto centrale della recovery, promuove il benessere, il funzionamento, la capacità di fronteggiare i problemi. Al cuore dell’intero processo di riscoperta del concetto di recovery c’è il tentativo di ripristinare un ponte fra il nucleo del Sé “potenzialmente sano” e il mondo esterno, con il fine di potenziarlo e far evolvere le risorse interne mortificate dall’esperienza della malattia mentale e dalle sue conseguenze (disabilità, stigma sociale, stigma interno, autosvalutazione, passiva accettazione). Facilitare la recovery implica un viraggio di 180 gradi nel modo di considerare la disabilità: dal focus sui deficit da riparare al focus sui punti di forza personali e ambientali, da place and train a train and place. L’orientamento alla recovery implica l’assunzione che le persone siano “organismi orientati a uno scopo” e apprendano dalle esperienze reali quando queste sono concretamente disponibili, non dopo aver dimostrato un miglioramento dei sintomi e del funzionamento.

La guarigione diventa un diritto e acquista una dimensione politica: servono servizi che garantiscano un’accoglienza e un percorso di cura adeguato, relazioni di aiuto che siano di reciprocità, risorse economiche per promuovere inserimenti nella società, politiche sociali e culturali che contrastino lo stigma e la discriminazione. Il modello della recovery rappresenta un’importante innovazione nell’ambito del dibattito che oggi anima il campo della salute mentale, imponendo una riflessione sui fondamenti epistemologici della psichiatria e aprendo un orizzonte nuovo a ricerche più innovative sulla natura dei disturbi mentali, sulle variabili che ne influenzano il decorso e sulla messa a punto di interventi efficaci, rispettosi della dignità delle persone e sottoposti a verifiche in cui gli utenti che ne hanno esperienza diretta abbiano un ruolo significativo.

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"In dieci anni, tra il 1968 e il 1978, matura il clima che porterà l’Italia, primo paese al mondo, alla chiusura dei manicomi. In questo contesto il ruolo dei quotidiani è fondamentale: grazie alle loro inchieste e alle interviste, cronisti, inviati e opinionisti contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli orrori nascosti dentro le mura degli ospedali psichiatrici, dove poveri, anziani, omosessuali e bambini disabili vengono di rado curati e quasi sempre segregati e maltrattati, sino a far perdere loro ogni dignità umana. Attraverso gli articoli delle maggiori testate giornalistiche nazionali, questo lavoro ricostruisce la storia di quegli anni così significativi: a raccontarla sono i protagonisti della cultura del tempo, da Indro Montanelli ad Angelo Del Boca, da Dacia Maraini a Natalia Aspesi, ma anche intellettuali internazionali come Michel Foucault, Noam Chomsky e Jean-Paul Sartre. Migliaia di personaggi e oltre mille articoli di giornale per ricostruire la cultura dell’epoca, l’ignavia e le controversie attorno alla malattia mentale: medici che non vedono, sindacati che proteggono i propri iscritti, partiti attenti a non urtare gli elettori e lo stesso Franco Basaglia contrario alla legge che porta il suo nome. Emerge uno scenario diverso da quello generalmente immaginato, nel quale diventano evidenti i retroscena dei controversi atteggiamenti dei politici, che contrastano le aperture progressiste di innovatori ormai dimenticati. Nel 1978, dopo anni di dibattito intensissimo, anche grazie alla diffusione dei quotidiani, la situazione non può più essere ignorata: quelli che il Ministro della Sanità, Luigi Mariotti, nel 1965 aveva definito «lager», chiudono finalmente i battenti."

SCHEDA DEL LIBRO PER I TIPI DI DONZELLI

RECENSIONE DI CRISTIANO LUCCHI

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"Psicoterapia interpersonale e terapia combinata: nuove applicazioni ed evidenze empiriche"

Sabato 8 ottobre 2016
Sala dell’Annunziata del Chiostro di S. Agostino
Pietrasanta (LU)

LINK AL PROGRAMMA

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"In data 29 settembre 2016 presso Via Cherasco 11 – Torino  è indetta la riunione dei Soci della Sezione Regionale della Società Italiana di Psicoterapia Medica (SIPM).

L’incontro è previsto in prima convocazione alle 8,30 ed in SECONDA CONVOCAZIONE DALLE 10,30 alle 12.

In tale occasione è prevista l’elezione del Consiglio Direttivo.

E’ auspicabile una numerosa partecipazione in quanto l’obiettivo della Società è di poter restituire ai medici quel ruolo psicoterapeutico che è alla base della nostra competenza ma che nella pratica dei servizi sempre più rischia di scomparire, “travolto” dalle esigenze gestionali. "

SEZIONE REGIONALE PIEMONTESE SIPM

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L'Università del Piemonte Orientale attiva il I Master in Medicina Narrativa

  • Durata: annuale
  • Presentazione della domanda di ammissione: entro il 10 ottobre 2016
  • Pubblicazione della graduatoria: 17 ottobre 2016
  • Presentazione della domanda di iscrizione: entro il 4 novembre 2016
  • Inizio: novembre 2016
  • Fine: aprile 2018

ARTICOLO DE "LA STAMPA"

Link per i dettagli qui

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PREMIO:

Ai 3 vincitori del Concorso verranno assegnati i seguenti premi:

1° classificato

Partecipazione ad un congresso europeo internazionale in psichiatria che si svolgerà nel 2017.

Realizzazione del progetto vincitore o parte di esso.

Il premio consisterà nel fornire servizi o eventuali attrezzature per un valore fino a Euro 8.000 a favore dell’Ente di appartenenza del vincitore.

2° / 3° classificato

Partecipazione ad un congresso europeo internazionale in psichiatria che si svolgerà nel 2017.

Dettagli del concorso (il sito richiede una registrazione personale)

REGOLAMENTO

SIPPIEVA SEGNALA LA SEGUENTE INIZIATIVA DELL'ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO:

"PSICHIATRIA: STATO DELL'ARTE E PROSPETTIVE"

Martedì 21 giugno 2016, ore 21, Aula Magna di via Po,18 - Relatori: Filippo Bogetto, Vincenzo Villari, Luigi Ravizza.

Link al programma

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La Clinica Psichiatrica ricorda il centenario della nascita di Michele Torre con una lezione magistrale del Prof. Gian Giacomo Rovera (Professore Onorario di Psichiatria all'università di Torino)

Martedì 14 giugno 2016 ore 10.30 - 12 - Aula Magna "Michele Torre", via Cherasco 11, Torino

La Depressione

CHE COS’È, COME NASCE, COME SI AFFRONTA

 

Mario Maj

Direttore del Dipartimento di Psichiatria, Università di Napoli SUN

Past-President, World Psychiatric Association

DATA: 12 aprile 2016

SEDE: Università di Torino, Palazzo del Rettorato, Sala Principi d'Acaja, Via Verdi 8 - Via Po 17

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Il disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività è presente sia in età evolutiva che in età adulta. È un disturbo ancora poco conosciuto e la presa in carico degli adulti è ancora molto carente nel contesto sanitario italiano. Il convegno vuole essere un’occasione per riflettere sul disturbo e promuovere cultura e modelli organizzativi per la gestione dell’ADHD nei contesti di cura per gli adulti.

 

DATA: 21 marzo 2016

SEDE: Sala Einaudi PROVINCIA DI CUNEO Corso Dante, 41 CUNEO

 

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Il trattamento delle dipendenze alcoliche dal medico di famiglia alle strutture specialistiche

Secondo l’Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze della Regione Piemonte nel corso del 2012, in base ai dati pervenuti dai servizi pubblici per le dipendenze, sono stati trattati 7524 pazienti con problemi alcol- correlati: di questi 276 sono stati ricoverati nelle Case di cura private, 387 sono stati trattati in ambiente comunitario, mentre 800 persone si sono rivolte ai gruppi di autoaiuto. Come vengono affrontati oggi i problemi delle persone con dipendenza da alcol, associata o meno a disturbi psichiatrici e/o ad altri tipi di dipendenza? Esistono percorsi integrati e formalizzati di cura tra Medici di famiglia, Servizi territoriali e Ospedalieri? Il Convegno, attraverso relazioni di esperti, confronti con i partecipanti e tavole rotonde, vuole offrire un confronto tra addetti ai lavori nei servizi pubblici e privati.

DATA: 22 MAGGIO 2015 
SEDE: Casa di Cura “Villa di Salute”, Viale della Resistenza 24 - 10028 Trofarello (TO)

PROGRAMMA

Verrà la morte e avrà i tuoi cocchi”, affrontiamo insieme un argomento difficile: il tema del suicidio attraverso l’arte

DATA: 12 maggio 2015 
SEDE: Scuola di Musica Dedalo, Via Monte San Gabriele 62 - Novara (NO)

PROGRAMMA

Master Universitario biennale di I livello in “INFERMIERE PSICHIATRICO”

Il Master fornisce una preparazione teorica e pratica agli infermieri che intendono lavorare con pazienti psichiatrici: nell’assistenza, nella prevenzione, nella riabilitazione, nell’assistenza dei familiari. Obiettivo qualificante del Master è quello di consentire l’acquisizione di strumenti conoscitivi ed operativi idonei a lavorare nell’ambito psichiatrico, con particolare riferimento all’acquisizione di abilità relazionali e di counseling.

Per iscrizioni: Segreteria Scuola di Medicina e Chirurgia Via Perrone 18 – Novara Tel 0321375270 www.med.unipmn.it/ 

PROGRAMMA

Percorsi di cura in un contesto transculturale

Scopo del Master è esplorare e sviluppare individualmente ed in gruppo le risorse umane e terapeutiche della consapevolezza attraverso un percorso che recuperando e portando alla luce questa particolare dimensione corporea ed affettiva dell’esperienza umana, ne permetta e ne faciliti l’attivazione e l’ampliamento. Favorirne l’applicazione nel territorio delle relazioni d’aiuto da parte di chi lavora strettamente a contatto con la malattia organica e psicologica, e quindi in contesti personali e di campo interattivo, al fine di conoscere, affrontare e tentare di alleviare la sofferenza. Le tecniche proposte incrementano la stabilità emotiva, la sensazione di autoefficacia e la capacità di comprendere e gestire le relazioni. Nell’ambito clinico si possono tradurre in una maggiore capacità empatica, una migliore comunicazione e gestione della relazione con i pazienti ed una riduzione del rischio di burn out. Viene inoltre effettuata una formazione specifica sull’uso di tecniche di mindfulness, meditazione e compassione per l’accompagnamento empatico alla fine della vita e nel lutto, come coadiuvante per l’elaborazione delle emozioni nel processo terapeutico assistenziale e nel processo di supervisione. Il corso permette di migliorare le proprie competenze professionali nel raggiungimento di uno stato di stabilita interiore, di capacità concentrativa e di comprensione ed azione nel campo relazionale e comunicativo; esso permette inoltre di acquisire tecniche per facilitare la relazione empatica e l’elaborazione delle emozioni sia come coadiuvante di processi terapeutico assistenziali che come prevenzione del burn out. Le competenze acquisite possono migliorare la qualità professionale in tutti i campi della relazione d’aiuto. Meditare è fare luce sulla propria realtà interiore, è imparare a tornare a se stessi, al qui e ora, è ritornare alla mente originaria intatta e incondizionata, proprio come bambini ancora liberi dai condizionamenti e sovrastrutture. Praticare la presenza mentale vuol dire affidarsi al potere incredibile dei propri sensi, alla capacità intrinseca dell’uomo di fare esperienza attraverso il mondo sensoriale, il mondo percettivo, il mondo della mente. Essere in uno stato di mindfulness è unire il proprio panorama interiore con il mondo esteriore, è riuscire a essere presenti sul palcoscenico della vita in una profonda e continua integrazione tra l’esperienza, il modo in cui l’esperienza è vissuta e la sua rielaborazione e trasformazione.

DATA: Maggio 2015 - Dicembre 2016

PROGRAMMA

Il paziente e la psicosi: curare, non spegnere

Nonostante i notevoli avanzamenti nelle terapie sia farmacologiche sia psicosociali, la maggior parte dei pazienti con psicosi non raggiunge le normali tappe fondamentali del funzionamento sociale, della produttività, dell'indipendenza abitativa e della cura di sé. La psicopato- logia, le funzioni cognitive e altri fattori, quali le strategie di coping, la stima di sé, le malattie mediche, i fattori ambien- tali e culturali hanno un impatto sul funzionamento. Tuttavia, al di là della cornice comune a ogni espressione clinica della psicosi, diversi sono i contenuti e i modi di essere e di comportarsi che in essa si manifestano e che dipendono dall’unicità di ciascun paziente e delle sue modalità di entrare in relazione con il mondo. I fenomeni psicotici possono esprimere i valori e le credenze del paziente, la cui identità non può prescindere dagli stessi, ma i fenomeni psicotici possono anche essere considerati come sintomi di una malattia determinata da concause di tipo biologico-psicologico-sociale. L’interscambiabilità tra queste due concezioni risulta fondamentale per la relazione terapeutica, nell'ambito della quale vanno valorizzati sia la soggettività del paziente, intesa come analisi dei disturbi soggettivi e dei meccanismi individuali di compenso, sia l'efficacia degli interventi farmacologici e riabilitativi. La sfida nel processo di cura è cogliere e occuparsi della complessità dei bisogni del singolo paziente e stimolarne la capacità di individuare i propri obiettivi e perseguire le proprie aspirazioni in un percorso di accrescimento personale. Il Convegno si propone di fare il punto sulla complessità della compromissione del funzionamento nella vita reale dei pazienti con schizofrenia e altre patologie psicotiche, anche in relazione alla biologia, alla psicopatologia e alle terapie attualmente disponibili

DATA: 3-4 dicembre 2014 2014 
SEDE: Centro Incontri Regione Piemonte, C.so Stati Uniti 23 - Torino

 

PROGRAMMA

I Disturbi del comportamento alimentare: Terapie, difficoltà al trattamento e questioni bioetiche

I Dca si rappresentano come coesistenza di elementi psicologico- psichiatrici e aspetti somatici con frequente compromissione del funzionamento sociale, che da espressione di disagio vanno incontro ad un’alta possibilità di cronicizzazione ed elevato rischio di mortalità L’esperienza clinica conferma la necessità di un approccio terapeutico multidimensionale e pluriprofessionale per offrire una risposta adeguata ed integrata ai bisogni specifici del paziente, della famiglia e del contesto sociale, in un percorso che va dall’ambulatorio al ricovero ospedaliero, fino a contesti di cura protetti dove trovano posto strutture intermedie riabilitative. Mancanza o scarsa consapevolezza di malattia, resistenza o scarsa motivazione alla cura sono gli ostacoli più frequenti ai quali si deve far fronte nel programmare un intervento terapeutico. Il trattamento di un DCA richiama anche e soprattutto alla necessaria interazione di figure professionali diverse tra loro, ma che devono trovare un linguaggio comune e condiviso per pensare e costruire un percorso terapeutico e riabilitativo funzionale. E’ tale consapevolezza che può consentire a trasmettere informazioni utili, corrette e adeguate per il miglioramento in termini di prevenzione e cura.

DATA: 26 novembre 2014 
SEDE: Centro Incontri Regione Piemonte, C.so Stati Uniti 23 - Torino 

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